Scuola: L’augurio del Cons. Falabella agli studenti e studentesse

Sappiamo tutti – perché ne siamo stati vivi testimoni – che la scuola è una grande conquista democratica, iscritta nella nostra Costituzione. La scuola è levatrice di libertà e la sua visione universale e unitaria fornisce quei necessari anticorpi all’omologazione, alla prepotenza, alla arroganza e alla disuguaglianza. La riapertura della scuola da sempre rappresenta un’opportunità, una forte ragione di impegno comune, un motivo di speranza. E’ il percorso verso il futuro del nostro paese. Per questo l’avvio del nuovo anno scolastico è sempre un momento particolarmente emozionante, ma anche vigile, per la nostra Federazione FISH e per le tante organizzazioni che compongono la nostra rete associativa. La scuola rende liberi, la cultura ci rende uguali, quella uguaglianza che soprattutto gli alunni e le alunne, studenti e studentesse con disabilità che frequentano ogni ordine e grado delle nostre scuole rivendicano da tempo. Ma come sempre accaduto in questi anni l’avvio del nuovo anno scolastico per gli alunni e alunne con disabilità è sempre stato incerto a causa di una serie di problemi “cronici” non ancora del tutto risolti: dalla carenza di continuità didattica alla mancanza di assistenti per l’autonomia e la comunicazione, al sovraffollamento di alcune classi, senza dimenticare la poca se non scarsa formazione dei docenti curricolari di scuola secondaria sulle didattiche inclusive. Non sempre si riesce ad attribuire al sistema educativo risorse e investimenti adeguati nonostante sia accresciuta sempre più in ogni ambiente, la consapevolezza del valore strategico della formazione: per la realizzazione personale dei ragazzi, per le loro future prospettive di lavoro, per l’acquisizione di una coscienza civile e democratica. La nostra Carta Costituzionale sancisce che la scuola è aperta a tutti ed è di tutti e per tutti. Non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari. L’inclusione è, quindi, un obiettivo di importanza fondamentale per l’intero sistema scolastico. Molti passi sono stati fatti negli ultimi decenni ma ancora tanto c’è da fare per costruire un sistema che sia effettivamente rispondente ai bisogni e alle aspettative dei nostri alunni e alunne, studenti e studentesse con disabilità. Su questo fronte non possiamo fermarci né, tantomeno, tornare indietro. Anzi dobbiamo avere il coraggio di assumere decisioni importanti come arrivare a breve a istituire una apposita classe di concorso sul sostegno. Lo chiedono i nostri studenti, le nostre famiglie, l’intero movimento associativo di questo paese. Per questi motivi l’avvio dell’anno scolastico è momento emozionante per tutti a maggior ragione per gli alunni e alunne, studenti e studentesse con disabilità. Saremo quindi vigili sentinelle, nel senso che come sempre monitoreremo queste fasi di avvio, evidenziando e denunciando ogni eventuale disguido, ogni ed eventuale violazione dei diritti fondamentali dei nostri alunni. Ci auguriamo che tutto vada per il verso giusto e che l’anno scolastico inizi per tutti e che nessuno venga escluso, contando sulla collaborazione e la solidarietà di tutte le componenti coinvolte. Auguri dunque di un buon inizio di anno scolastico a tutti i Dirigenti Scolastici, ai Docenti e a tutto il personale della scuola. Auguri alle famiglie che con tanta difficoltà accompagnano i propri figli e figlie nel loro percorso di crescita e di formazione. E soprattutto un augurio particolare a Voi, alunni e alunne, studenti e studentesse: frequentate questo anno scolastico sempre con un gioia e determinazione, con la freschezza della vostra età e sorridete sempre ai vostri compagni, ai vostri insegnanti ben sapendo che la scuola è un bellissimo luogo di crescita e di uguaglianza, di positivo interscambio con i compagni e le compagne che hanno una condizione di  disabilità. Vincenzo Falabella Consigliere CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro). Presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

Le medaglie delle Paralimpiadi e le medaglie dei diritti

«Quando saranno archiviate le Paralimpiadi – scrive Vincenzo Falabella -, spetterà a chi nel nostro Paese governa e approva le leggi, alle diverse Istituzioni a livello centrale e locale, far capire che gli atleti e le atlete italiani che in questi giorni collezionano tante medaglie non sono “eroi della disabilità”, ma persone che come tutte le altre con disabilità rivendicano “semplicemente” una diversa cultura. Le Paralimpiadi, infatti, possono servire a contrastare tanti stigmi sulla disabilità, ma per vincere anche le “medaglie dei diritti”, servono quanto prima politiche adeguate» C’è chi sostiene che un evento come le Paralimpiadi che si stanno svolgendo in questi giorni a Parigi rappresentino una sorta di “parata di eroi con disabilità” e che manifestazioni di questo genere non portino benefìci e ricadute positive alle persone con disabilità. Ad avviso di chi scrive, però, si sta sbagliando il focus del bersaglio. Perché, innanzitutto, l’attenzione mediatica delle paralimpiadi ha portato ad alcune conseguenze senza dubbio positive. E mi riferisco, qui, innanzitutto ad una rinnovata attenzione per il linguaggio utilizzato. Sembrerà scontato scriverlo, infatti, ma finalmente si parla di persone, non più soltanto di disabili. Buona la cerimonia di apertura, conoscenza, da parte dei giornalisti, della storia delle paralimpiadi e dei singoli atleti partecipanti, buono l’uso della terminologia, persone con disabilità invece che diverssamente abili. Poco conosciuti invece i principi della Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità. Infatti in molti passaggi delle telecronache si è sentito ancora parlare di “atleti con disabilità grave” o “atleti con limitazione funzionale grave”. Altro dato positivo, quindi, da evidenziare, ancor più importante, è l’allontanamento dalla concezione medicalizzante che vede appunto le persone con disabilità come dei puri e semplici “malati da accudire”. Al riguardo, un efficace sintesi è data dalle parole pronunciate da Luca Pancalli, presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), quando ha ricordato che «ogni paralimpiade ha sempre rappresentato un passo in avanti nella promozione di una diversa percezione della disabilità, nel Paese ospitante e nel mondo». E che proprio «tale notevole copertura mediatica ha favorito la nascita di una nuova consapevolezza, stimolando preziose riflessioni sia sul ruolo sociale dello sport che sul concetto di abilità». È in questa prospettiva, dunque, che tra i compiti di organizzazioni come la FISH, vi siano quelli di trasferire le ricadute positive di tali eventi nel concreto, nel quotidiano, da una parte per far crescere sempre di più il numero di persone con disabilità che si avvicinano allo sport, dall’altra parte, su un piano più generale, per il riconoscimento dei diritti nella scuola, nel mondo del lavoro, nella società tutta, nei diversi àmbiti di attività in cui è possibile rintracciare l’impegno della nostra Federazione. Ma veniamo al punto. Già tra qualche settimana, quando saranno archiviate le Paralimpiadi, spetterà a chi nel nostro Paese governa e approva le leggi, alle diverse Istituzioni a livello centrale e locale, far capire che gli atleti e le atlete italiani che vediamo in questi giorni collezionare tante medaglie non sono “eroi della disabilità”, ma persone che come tutte le altre con disabilità rivendicano “semplicemente” una diversa cultura. La disabilità, infatti, non è una malattia, ma un’interazione con il mondo esterno. Ed è proprio a questo che servono gli eventi sportivi come le Paralimpiadi e non solo: a una proficua contaminazione per superare le barriere culturali, all’interazione delle persone con il mondo esterno per combatterne l’emarginazione.Per rendere questo processo di cambiamento compiuto, tuttavia, servono politiche e interventi normativi adeguatamente finanziati e applicati, gli stessi che la FISH da anni considera necessari. Serve che il mondo del lavoro si possa aprire realmente alle persone con disabilità, perché ancora oggi la forbice tra disoccupati e disoccupati con disabilità è molto ampia, e ciò deriva da un pregiudizio: quello cioè di considerare la disabilità come improduttiva.Credo allora che le Paralimpiadi possano servire a contrastare tali stigmi. Ma per far ciò, va ribadito, servono politiche adeguate, che tengano conto ad esempio del fatto che circa 300.000 alunni e alunne con disabilità frequentano le scuole italiane e che, come risulta dai dati del nostro Osservatorio, nella prima fase della pandemia essi non hanno usufruito quasi per nulla della didattica a distanza. E non solo: pensiamo infatti che sin dall’inizio della pandemia si sia verificata nei confronti di quelle ragazze e di quei ragazzi una vera e propria lesione di un diritto costituzionale, quello allo studio.E da ultimo, ma non certo ultimo, sempre a proposito di Paralimpiadi, un giusto rilievo è stato dato al fatto che nella delegazione italiana – la più numerosa di sempre – le atlete superano per numero i colleghi maschi. Questo ci fornisce lo spunto per ricordare quanto sia importante dare sempre più evidenza, anche a livello istituzionale, al fatto che le donne con disabilità devono sin troppo spesso subire una discriminazione multipla, in quanto donne da una parte, in quanto persone con disabilità dall’altra. E questo è un settore d’impegno sul quale la nostra Federazione è già concretamente al lavoro ormai da molto tempo. In definitiva, serve mettere in campo quelle politiche strutturali che rimettano al centro tutti i cittadini, compresi quelli con disabilità. Servono riforme affinché il mercato del lavoro diventi davvero inclusivo e la tutela della salute un diritto pienamente esigibile. Perché al di là delle stesse Paralimpiadi, ora serve un impegno politico concreto per tutte le persone con disabilità e le loro famiglie.

Defiscalizzare il costo lavoro domestico per aiutare le persone con disabilità e le loro famiglie

“La mancata maxideduzione per il lavoro domestico, prevista all’interno della riforma fiscale dell’IRPEF, per le assunzioni a tempo indeterminato, che dovrebbe invece riguardare quanto meno le lavoratrici e i lavoratori domestici nella gestione del lavoro di cura per le persone con disabilità e non autosufficienti, farà certamente aumentare il lavoro irregolare, rischiando anche concretamente di penalizzare le stesse famiglie, con il risultato di poter disporre di minore assistenza”. Così in una nota Vincenzo Falabella, consigliere CNEL e presidente dell’Osservatorio inclusione e accessibilità. “La defiscalizzazione in questo ambito potrebbe aiutare le famiglie alleggerendo i costi per le assunzioni di assistenti familiari e al tempo stesso – ha aggiunto Falabella – andrebbe ad incentivare la professionalità del settore. Si parla, infatti, di milioni di famiglie, quelle che qualcuno ha definito come ‘un esercito silenzioso’, lasciate sempre sole da un welfare strutturale che non appare più in grado di rispondere ai bisogni specifici dei cittadini e delle cittadine più vulnerabili. E tra questi vi sono segnatamente le persone con disabilità e quelle non autosufficienti. È del resto opportuno ricordare come le famiglie che assumono personale domestico si caratterizzino a tutti gli effetti come dei datori di lavoro e pertanto non si vede perché non possano usufruire delle agevolazioni che vedono coinvolti altri settori, in particolare quando tale rapporto di lavori viene avviato per garantire l’assistenza personale alle persone con disabilità e non autosufficienti. Ecco, dunque, perché è necessario un intervento finalizzato a defiscalizzare il costo del lavoro domestico, andando incontro, in tal modo, alle persone con disabilità e alle loro famiglie, che in questi ultimi anni, dalla pandemia in poi, si sono notevolmente impoverite economicamente, se è vero che la disabilità e la non autosufficienza ricadono oggi sulla sola economia familiare e personale. Se invece, come detto, il lavoro domestico continuerà ad essere escluso dai sostegni e dagli sgravi destinati agli altri rapporti di lavoro, si favorirà innanzitutto la crescita del lavoro irregolare, continuando tra l’altro a ignorare le persone con disabilità che non lavorano, da considerare quindi incapienti, non potendo pertanto detrarre fiscalmente i costi”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Non lasciamo i Lep alle Regioni

Il presidente della grande organizzazione delle associazioni di persone con disabilità interviene sull’autonomia differenziata. Si dice aperto al confronto con il Governo sui livelli minimi dei servizi erogati (i Lep) che, spiega, non debbono essere lasciati agli enti locali: «Su istruzione, sociale e sociale sanitario, se continuiamo a parlare di costi vediamo solo la spesa e non l’aspetto valoriale di un investimento per garantire pari opportunità alle persone con disabilità» entiquattro mesi per tenere alto il livello dei Livelli essenziali di prestazione (i Lep), quei livelli minimi dei servizi erogati in modo uniforme sull’intero territorio nazionale cui lo Stato è tenuto, disponendo le risorse necessarie a garantirli. Senza determinazione di Lep e del loro finanziamento non sarà possibile per una Regione ottenere maggiore autonomia. Dopo l’approvazione del quadro generale della legge sull’autonomia differenziata, sono i Lep la frontiera della trattativa. «Nei prossimi 24 mesi cercheremo di fare massa critica, a breve faremo un’analisi della norma e una valutazione d’impatto sulla vita dei cittadini e delle cittadine con disabilità e delle loro famiglie. Nei luoghi di partecipazione cercheremo inoltre di trovare quelle sinergie per intervenire», spiega Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Fish. No ad interventi al ribasso «Ormai la legge è stata approvata. Al di là delle posizioni ostraciste, abbiamo 24 mesi in cui il Governo dovrà emanare e determinare i livelli essenziali delle prestazioni, conseguenti alla possibilità del trasferimento delle competenze alle singole autonomie regionali. Incalziamo il Governo e costruiamo bene i livelli essenziali delle prestazioni» sostiene Falabella. Se così non fosse e «se gli interventi fossero al ribasso degli investimenti, si andrebbe ad alimentare quelle disuguaglianze presenti sui territori», incidendo «sulla vita dei nostri cittadini e cittadine con disabilità e sulle loro famiglie». Autonomia solidale più giusta Certo, ribadisce Falabella, «sarebbe stato più giusto lavorare più che sull’autonomia differenziata, sull’autonomia solidale, come avevamo evidenziato sin dall’inizio dell’iter di approvazione della norma. Così lo Stato avrebbe dovuto sostenere le Regioni in difficoltà per consentire una maggiore uguaglianza sostanziale facendo avanzare l’Italia sul piano dei diritti, della coesione e dell’inclusione sociale». Ma i margini per migliorare il provvedimento ci sono Per il presidente di Fish il lavoro ora è concentrarsi «sui margini per migliorare il provvedimento», e in particolare sul livello «dei Lep. Ad di sotto di una certa soglia non devono scendere. Non dobbiamo lasciare alle regioni la possibilità di definire il livello minimo delle prestazioni». In particolare, spiega, «si parla di costi, preferisco il termine investimenti. Su istruzione, sociale e sociale sanitario, se continuiamo a parlare di costi vediamo solo la spesa e non l’aspetto valoriale di un investimento per garantire pari opportunità alle persone con disabilità». Dare risposte in un contesto di welfare che va cambiato Nel dettaglio, continua Falabella, «le risorse per garantire i Lep devono essere risorse importanti. In Italia», aggiunge, «si spendono 145 miliardi in spesa sanitaria e sul sociale, limitatamente alla disabilità, poco più di 2 miliardi. A fronte di bisogni aumentati». L’obiettivo è quindi «essere pronti a dare risposte». In un quadro in cui sì «il sistema di welfare va modificato. Non più solo protezione, ma di riconoscimento dei diritti». Questo in linea teorica, «perché con l’autonomia differenziata, le regioni più ricche, con una capacità di programmazione importante, riusciranno a costruire quei servizi». Quali livelli minimi Le altre regioni, «purtroppo la stragrande maggioranza, in prevalenza le regioni del Sud, non ce la faranno». La scuola, ad esempio, «è uno degli ambiti in cui le regioni potranno intervenire. Mi chiedo, qual è il livello minimo oltre il quale non si può scendere», precisa Falabella. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Disabilità: nel decreto 62 una sfida che il Paese dev’essere in grado di cogliere

Il 14 maggio 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale a conclusione di un articolato iter istituzionale il Decreto legislativo 3 maggio 2024 n. 62 recante la definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole e della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato, attuativo della Legge delega in materia di disabilità (L. 227/2021). Il provvedimento fa seguito all’adozione dei decreti rispettivamente in tema di riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità e di istituzione dell’Autorità garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità e rappresenta l’autentico cuore della riforma, in linea con quanto previsto dalla Missione 5, Componente 2, del Pnrr (Riforma 1.1 “Legge quadro per la disabilità”). Il Decreto riveste una portata storica andando a riformare, semplificandola, le procedure di accertamento della disabilità (c.d. valutazione di base) e la successiva valutazione multidimensionale per l’elaborazione del progetto individuale di vita individuale, personalizzato e partecipato. La riforma interviene anche sul linguaggio normativo sulla disabilità, recependo espressamente nell’ordinamento nazionale le definizioni di persona con disabilità in linea con la Convenzione Onu modificando di conseguenza il dettato della Legge 104/92. I termini “handicap”, “handicappato”, “persona affetta da disabilità”, “diversamente abile”, etc., saranno sostituiti dalle nuove definizioni. Un cambiamento che non dovrà limitarsi al dettato normativo e regolatorio, ma investire e rinnovare anche il linguaggio usato correntemente nelle relazioni interpersonali e nei media. Il decreto si struttura in quattro capi e 40 articoli. Nel Capo I sono contenute le finalità e le definizioni generali, disponendo il superamento della categoria di handicap o di disabile con la categoria di persona con disabilità. In particolare, è definito come persona con disabilità chi presenta durature compromissioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che, in interazione con barriere di diversa natura, possono ostacolare la piena ed effettiva partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri. Tali compromissioni sono accertate mediante la valutazione di base, disciplinata nel Capo II, che prevede un procedimento unitario e semplificato affidato a Unità di Valutazione di Base in capo all’Inps come soggetto unico accertatore sull’intero territorio nazionale a partire dal 1 gennaio 2026. Il riconoscimento della condizione di disabilità determina l’acquisizione di tutele proporzionate al livello di disabilità, con priorità per le disabilità che prestano necessità di sostegno intensivo e delle correlate prestazioni previste dalla legislazione vigente, con salvaguardia dei pregressi riconoscimenti. Di particolare rilievo l’adozione, a fianco dell’ICD, dell’ICF (Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute) segnando in questo senso un importante passo in avanti verso l’applicazione del modello biopsicosociale. Il Capo II si conclude con l’articolo 17 dedicato all’accomodamento ragionevole, al fine di darne pieno riconoscimento e assicurarne l’effettivo esercizio, attraverso l’introduzione dell’articolo 5bis nella Legge 104/92. In particolare l’accomodamento ragionevole viene attivato in via sussidiaria e non sostituisce né limita il diritto al pieno accesso alle prestazioni, servizi e sostegni riconosciuti dalla legislazione vigente prevedendo in capo alla persona con disabilità la facoltà di richiedere, con apposita istanza scritta l’adozione di un accomodamento ragionevole, anche formulando proposta specifica. Il Capo III è dedicato alla valutazione multidimensionale e al progetto di vita individuale personalizzato e partecipato. Su richiesta della persona con disabilità viene attivata la valutazione multidimensionale, assicurando supporti ai processi partecipativi e decisionali, una valutazione svolta con metodo multidisciplinare fondata sull’approccio biopsicosociale e affidata alle unità di valutazione multidimensionali, composte da soggetti stabili e da altre figure variabili. Il procedimento si articola in 4 fasi: rileva gli obiettivi della persona e definisce il profilo di funzionamento, nei differenti ambiti di vita liberamente scelti; individua le barriere, i facilitatori e le competenze adattive; formula le valutazioni inerenti al profilo di salute, ai bisogni della persona e ai domini della qualità di vita; definisce gli obiettivi da realizzare con il progetto di vita. Ad esito della valutazione multidimensionale viene quindi elaborato dai soggetti che hanno preso parte alla stessa fase di valutazione il progetto di vita individuale personalizzato e partecipato, strumento innovativo che individua le prestazioni, i servizi e gli accomodamenti ragionevoli volti a eliminare e a prevenire le barriere e ad attivare i supporti necessari per l’inclusione e la partecipazione della persona stessa nei diversi ambiti di vita. La persona con disabilità è la vera titolare del progetto di vita e deve richiederne l’attivazione, concorre a determinare i contenuti ed esercita le prerogative volte ad apportarvi le modifiche e le integrazioni, secondo i propri desideri, le proprie aspettative e le proprie scelte. Il carattere innovativo del progetto di vita risiede in primo luogo nell’attitudine a superare la frammentazione delle prestazioni, piani di sostegno, interventi, servizi, che vengono ricomposti e armonizzati in una nuova e unitaria prospettiva esistenziale che assurge a livello essenziale. Attraverso il budget di progetto costituito dall’insieme delle risorse umane, professionali, tecnologiche, strumentali ed economiche, pubbliche e private, attivabili anche in seno alla comunità territoriale e al sistema dei supporti informali viene poi assicurato il raccordo e l’integrazione delle risorse promuovendo la destandardizzazione e soluzioni generative oltre le canoniche offerte delle reti dei servizi, anche attraverso un fondo dedicato previsto all’articolo 31 del Decreto con dotazione iniziale di 25 milioni di euro. Viene garantita la portabilità del progetto di vita anche al variare dei luoghi di abitazione, e la rimodulazione secondo il principio di continuità dell’assistenza, con una specifica attenzione al ruolo di referente per l’attuazione del progetto che assumerà connotazioni specifiche negli specifici contesti regionali e territoriali. Di fondamentale importanza la previsione di un piano di formazione di tutti i soggetti coinvolti nella valutazione di base e in quella multidimensionale, anche a livello nazionale e regionale, prevedendo risorse dedicate per gli anni 2024 (20 milioni di euro) e 2025 (30 milioni di euro). Infine il Capo IV prevede una fase di sperimentazione dal 1 gennaio 2025, della durata di un anno, che troverà attuazione in un primo gruppo di 9 province individuate dal Ministro per le disabilità in accordo con il Ministero della Salute e del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno,

Buon Esame di Maturità a tutti gli alunni e le alunne con disabilità!

L’augurio del presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e Consigliere CNEL Vincenzo Falabella, agli alunni e alle alunne con disabilità che da oggi affrontano gli Esami di Maturità, «ben sapendo – scrive Vincenzo Falabella – che avete già raggiunto un grandissimo traguardo e un lodevole risultato». «E un grazie particolare ai genitori – aggiunge – per avere sostenuto i propri figli con tanto amore, coraggio, costanza e caparbietà, durante un lungo e articolato percorso scolastico, non sempre appropriato e rispondente ai loro bisogni» “E anche quest’anno siamo giunti al momento degli Esami di Maturità! Molti nostri alunni e alunne con disabilità affrontano questo importante appuntamento nei modi diversi, con spirito diverso, con emozioni diverse!Sostenete gli esami con un sorriso, con la freschezza che vi ha sempre contraddistinto in questi lunghi anni di scuola, sorridete ai vostri compagni, ai vostri insegnanti, ben sapendo che avete già raggiunto un grandissimo traguardo e un lodevole risultato.Siete stati grandi maestri di vita per me e per il mondo che rappresento.Ai vostri genitori un grazie particolare per avere sostenuto i propri figli, nostri alunni e alunne, con tanto amore, coraggio, costanza e caparbietà, con tutta la giusta attenzione, durante un lungo e articolato percorso scolastico, non sempre appropriato e rispondente ai loro bisogni”. Vincenzo Falabella: Presidente nazionale Fish-Ets Consigliere Cnel e Presidente Osservatorio Inclusione e Accessibilità Cnel © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rispetto e diritti per tutte le persone con disabilità e le loro famiglie

«Non è ancora chiaro a tutti che quando si parla di persone con disabilità e delle loro famiglie, non ci rivolge a un’esigua minoranza, ma a milioni di persone che ogni giorno combattono per i propri diritti, per una vita piena e dignitosa vissuta indipendentemente dalla loro condizione di disabilità. A tutti loro si deve rispetto e soprattutto vanno resi concretamente esigibili quei diritti in ogni momento della loro vita» Non è purtroppo ancora chiaro a tutti che quando si parla di persone con disabilità e delle loro famiglie, non ci rivolge a un’esigua minoranza, ma a milioni di persone che ogni giorno combattono per l’esigibilità dei propri diritti, per una vita piena e dignitosa vissuta indipendentemente dalla loro condizione di disabilità.In tal senso sono proprio le persone con disabilità e le loro famiglie ad insegnarci come affrontare con forza e grande dignità le difficoltà che si presentano quotidianamente. A Loro, alle loro Famiglie, alle loro Associazioni tutti devono rispetto. Per questo non abbiamo mai vissuto il 3 Dicembre come una semplice giornata celebrativa; lo abbiamo sempre vissuto, e continueremo a farlo, come un prezioso momento di ulteriore riflessione, un’occasione in più per contribuire a superare gli stigmi e i pregiudizi sulla disabilità ancora oggi presenti nel nostro tessuto sociale. Il livello di civiltà di uno Stato, infatti, si misura anche dalla capacità di assicurare inclusione, pari opportunità e partecipazione attiva alle persone con disabilità, «per, con e da parte loro», come appunto recita il tema scelto per questo 3 Dicembre. Le Leggi sono ormai consolidate: hanno fissato diritti inderogabili in tema di salute, di istruzione, di lavoro, di mobilità, come frutto di lunghe e difficili battaglie rivendicative che hanno visto in prima linea le stesse persone con disabilità e le organizzazioni che le rappresentano. Applicare quelle Leggi, renderne concreti i princìpi con adeguati finanziamenti è compito della Repubblica; il nostro è quello di considerare le persone con disabilità e le loro famiglie come un’importante e preziosa risorsa per l’intera comunità. Vincenzo Falabella: Presidente nazionale Fish-Ets Consigliere Cnel e Presidente Osservatorio Inclusione e Accessibilità Cnel © RIPRODUZIONE RISERVATA

Persone con disabilità: Falabella “sia mantenuta alta l’attenzione sui temi che le riguardano, a partire da investimenti”

Lo scorso sabato i dirigenti della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) e i delegati delle associazioni aderenti si sono riuniti per tenere il congresso annuale della Federazione. “Un’occasione importante per riflettere sui risultati raggiunti nell’ultimo anno e tracciare nuove sfide per il futuro, continuando a rappresentare le istanze e i bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie – spiega una nota della Fish, diffusa oggi –. Una giornata molto intensa in cui si sono affrontati temi di forte attenzione rispetto al contesto istituzionale, politico, economico e sociale”. Notevole gli ampi spazi della discussione e del confronto alimentati dagli oltre 98 delegati delle organizzazioni, nazionali e territoriali, che aderiscono alla Fish. Un elemento comune è emerso durante i lavori congressuali: il riconoscimento della specificità di ogni singola organizzazione è la vera forza, la vera ricchezza, e l’autorevolezza della federazione.“Unione, fiducia e impegno sono le parole chiave emerse dal dibattito congressuale che ci accompagneranno in questo anno di intenso lavoro a sostegno delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Abbiamo sfide aperte importanti nel nostro Paese, la Federazione vuole e deve essere protagonista del cambiamento, non una semplice spettatrice. Salute, scuola, lavoro sono alcuni temi che hanno alimentato il dibattito congressuale. La Federazione continuerà ad essere la voce univoca dell’intero mondo associativo e si farà carico di sollecitare il Governo, il Parlamento, le forze di maggioranza e di opposizione affinché sia sempre mantenuta alta l’attenzione ai temi della disabilità a partire dagli investimenti”. A dirlo il presidente della Fish, Vincenzo Falabella. Vincenzo Falabella: Presidente nazionale Fish-Ets Consigliere Cnel e Presidente Osservatorio Inclusione e Accessibilità Cnel © RIPRODUZIONE RISERVATA

Inclusione scolastica: l’ora di una nuova svolta, dando la parola ai veri esperti

«Sfidiamo Governo e Parlamento sull’inclusione scolastica – scrive Vincenzo Falabella – chiedendo finalmente che si agisca in modo concreto e agli organi d’informazione chiediamo che sia dia spazio a coloro che da anni rivendicano diritti e pari opportunità. Che quando cioè si parla di disabilità, vengano chiamate a farlo le stesse persone con disabilità e le organizzazioni che ne tutelano i diritti. Quasi 50 anni dopo la prima svolta, che archiviò le “scuole speciali”, è l’ora di una nuova svolta: quella di un’inclusione reale ed effettiva per tutti gli alunni e le alunne con disabilità» Dapprima le dichiarazioni dell’intellettuale Galli Della Loggia sui mali della scuola italiana, dovuti, a suo dire «al mito dell’inclusione». Più recentemente le incaute dichiarazioni del generale Vannacci, candidato alle elezioni europee, che nonostante abbia successivamente affermato di «essere stato frainteso», aveva esplicitamente parlato di «classi separate per le persone con disabilità». Ora anche le parole di Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, secondo il quale «servono psicologi nella scuola, gli insegnanti di sostegno non sanno cosa sia il sostegno».Tutte voci che hanno avuto e continuano ad avere grande visibilità negli organi d’informazione, voci che arrivano da persone non certo esperte, a quanto sappiamo, di inclusione degli alunni/alunne con disabilità. E qualcuno, come il generale Vannacci, lo ha pure ammesso apertamente…Ma le voci dei veri esperti? Quelli che da decenni si occupano di questa materia con competenza e incisività? Quelli che compongono l’Osservatorio Ministeriale Permanente sull’Inclusione?Sono le voci di coloro che in questo momento non possono esprimersi, per un semplice motivo: che quell’Osservatorio, al di là di un formale incontro del marzo scorso, non viene oramai convocato dal Ministero dal mese di settembre dello scorso anno. Eppure si tratta di un organismo fondamentale per garantire la buona qualità dell’inclusione scolastica, tramite le proprie proposte al Ministero stesso, volte a migliorare la normativa esistente e ad adeguarla alle nuove esigenze che richiedono modifiche innovative nella didattica e nella prassi quotidiana della comunità scolastica.Eppure, aggiungiamo, di temi da discutere ce ne sarebbero eccome, a partire dal comprendere le ragioni per cui un Decreto Legislativo importante, come il n. 66 del 2017 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107), contenente una serie di prescrizioni che dovrebbero realmente far progredire il processo inclusivo, resta tuttora inapplicato, non essendone stati emanati, dopo sette anni (!) i Decreti Attuativi. Per chi scrive, poi, è un fatto particolarmente negativo veder languire una Proposta di Legge condivisa dopo un ampio dibattito dall’intera rete associativa della nostra Federazione FISH, presentata sin dalla fine del 2021. Quella Proposta di Legge – e chi segue questo giornale lo sa bene – punta in generale a garantire una sempre maggiore continuità didattica per gli alunni/alunne con disabilità, chiedendo tra l’altro l’istituzione di apposite classi di concorso per il sostegno, in modo da favorire vere scelte professionali per chi si avvia a questa carriera didattica. Una Proposta di Legge che parla anche di assistenti all’autonomia e alla comunicazione, di scuole paritarie e altro ancora, che sempre chi scrive, in qualità di consigliere e responsabile dell’Osservatorio Disabilità del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), ha ora depositato anche presso tale organismo.Abbiamo apprezzato, in tal senso, la recente introduzione, da parte del ministro Valditara, di un articolo nel “Disegno di Legge Semplificazioni”, che può finalmente garantire la continuità didattica dei docenti di sostegno precari. Ma non è certo sufficiente. I temi di cui abbiamo accennato, infatti, sono tanti e tali da richiedere quanto prima un aperto dibattito negli organismi “giusti”, come il citato Osservatorio sull’Inclusione di cui chiediamo quanto prima l’urgente convocazione.Non possiamo più accettare, infatti, che di inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità si continui a parlare a colpi di “sparate”, che servono solo a creare confusione e inquietudine per le persone con disabilità e le loro famiglie, mentre i temi veri ed essenziali rischiano di continuare a giacere nei “cassetti” dei palazzi istituzionali. Sfidiamo dunque il Governo e il Parlamento su tali àmbiti, chiedendo in primo luogo che si arrivi al più presto ad un’apposita classe di concorso per il sostegno e ai mass-media chiediamo una volta per tutte che sia dia spazio a coloro che da anni sono impegnati a rivendicare diritti e pari opportunità. Che quando cioè si parla di disabilità, vengano chiamate a farlo le stesse persone con disabilità e i rappresentanti delle organizzazioni che ne tutelano i diritti.Quasi cinquant’anni dopo la prima svolta, quella che archiviò le “scuole speciali”, è l’ora di una nuova svolta: quella di un’inclusione reale ed effettiva per tutti gli alunni e le alunne con disabilità, senza più far parlare altri al posto nostro!

Inclusione lavorativa in Italia: “Le persone con disabilità sempre più escluse”

Su 100 persone con disabilità tra i 15 e i 64 anni solo il 32,5 è occupato, contro il 58,9% dell’intera popolazione. Il 20% è in cerca di occupazione. Questa la triste fotografia dell’Istat circa l’occupazione delle persone con disabilità. I numeri risultano ancor più impietosi se raffrontati con la media Ue, che è superiore al 50%. Il sistema pubblico di collocamento non riesce a realizzare più di 20/30mila inserimenti l’anno. Condizione ancor più svantaggiosa se si considera anche la disparità di genere. Le donne con disabilità sono oggetto di discriminazione ancora più accentuata nel mondo del lavoro, sia rispetto agli uomini con disabilità, sia rispetto alle altre donne”, fa sapere la Fish. “È doloroso constatare ancora una volta, soprattutto in occasione della Festa dei lavoratori, la profonda esclusione che le persone con disabilità vivono- riflette il presidente Fish, Vincenzo Falabella.- Troppo spesso sono costrette a una ricerca di lavoro infruttuosa o subiscono trattamenti meno equi. Il lavoro è fondamentale per favorire l’inclusione e una vita piena e dignitosa”. “È urgente intervenire e modificare quelle politiche del lavoro che di fatto a oggi non consentono alla persone con disabilità di potervi accedere. Il tema lavoro deve diventare una priorità di questo governo anche in considerazione dell’avvenuta approvazione della legge delega sulla disabilità. Domani è la festa della nostra Repubblica perchè i padri costituenti hanno poggiato la Costituzione sul lavoro. Noi continueremo con forza a ribadirlo”, ha concluso Falabella.  Vincenzo Falabella: Presidente nazionale Fish-Ets Consigliere Cnel e Presidente Osservatorio Inclusione e Accessibilità Cnel © RIPRODUZIONE RISERVATA